L’Omino che volò (e tornò con occhi nuovi)

Premessa: il 50° anniversario lunare dei giorni scorsi mi ha fatto decidere riproporre (leggermente rielaborata nello scritto) questa mia piccola opera completa (testo e illustrazione) di diversi anni fa. Spero che piacerà ai nuovi curiosi e che chi mi segue da tanto la riscoprirà con piacere.

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Vi va di leggere la piccola avventura di un Omino che voleva volare? Io comincio a raccontarvela e spero che, parola dopo parola, vi verrà voglia d’arrivare fino alla fine… buona visione e buona lettura!

L’Omino che volò • tecnica mista • 18×30 cm circa

L’Omino che volò

(testo e illustrazione di Anna Bernasconi Art)

Da qualche parte sulla Terra è esistito, e forse esiste ancora, un Omino che era piuttosto stufo della propria vita e sognava di volare, di sollevarsi da terra con una piccola spinta, poco più forte del mettersi in punta di piedi (era disposto anche a prendere una rincorsa, non troppo lunga però, era un tipo poco atletico!) e poi alzarsi da terra di una spanna, due spanne, tre, quattro, cinque… e spanna dopo spanna prendere il coraggio di andare sempre più in alto, fino a guardare giù dalle nuvole e poi ancora su, oltre le rotte degli aeroplani.

Un giorno proprio non ne poteva più di stare coi piedi per terra e gli venne in mente di volare mentre rincasava da lavoro. Ci pensò tra un passo e un altro, fu un’idea talmente improvvisa ed intensa che lo colse un capogiro; credette di cadere, invece i secondi passavano ma non cascava mai: che una spanna di vuoto si fosse finalmente infilata tra lui e la Terra? Sì, certo, una bella spanna! Anzi, cinque, dieci, cento, cinquecento spanne!

La gente l’osservava dal marciapiede mentre lui continuava l’ascesa e ad un certo punto fu talmente in alto che quasi gli prese paura ma decise di farsela passare e godersi l’atteso viaggio. Saggia decisione anche perché, in effetti, non avrebbe saputo come fare a scendere!

Volò per un tempo indefinito e fino ad altezze che non aveva mai immaginato, vide il suo Mondo diventare piccolissimo e quando ebbe modo di rimettere i piedi al suolo si trovò solo nel silenzio di un Pianeta sconosciuto, attraversato da una strada che si perdeva all’orizzonte; la luce faceva sembrare che fosse giorno e notte insieme, il paesaggio era vuoto ma pacifico, il cielo era riempito da una moltitudine di Stelle ed una specie di Luna era talmente vicina che sembrava volesse parlargli.

Dopo parecchie ore (forse giorni!) che se ne stava a contemplare, la Luna iniziò a muoversi e l’Omino s’incamminò seguendola, lungo la strada che sembrava il loro binario. Oltrepassato il primo orizzonte vide che la strada proseguiva sempre uguale verso un altro orizzonte ma ad un certo punto, ancora lontano, c’era un ostacolo e dopo centinaia, migliaia, forse milioni di passi l’Omino lo raggiunse: si trattava di una porta. Già, una porta stava in piedi lungo la strada che scorreva nel magnifico “nulla”. All’Omino pareva proprio la porta di casa sua e, perplesso ma curioso, l’aprì di un dito, poi di una spanna e poi ancora un po’, fino a poter fare cautamente un passo al di là; indovinate cosa vi trovò? Sembrava proprio che su quel Mondo si fosse materializzato anche il resto della sua casa!

Si chiuse la porta alle spalle e andò alla finestra. Ora vedeva la solita la Luna lontana, la solita notte ed i soliti lampioni, il solito viale, il solito vicinato: come era volato via era tornato.

Fece vagare lo sguardo tra le Stelle e pensò che quel viaggio era finito ma che ora il suo modo di osservare l’Universo era per sempre cambiato e si disse che forse, o addirittura probabilmente, qualche nuovo sogno si sarebbe prima o poi realizzato.

•                •                • Fine •                •                •

Spero che questo mio piccolo racconto illustrato vi sia piaciuto, auguro tanti bei sogni a tutti voi che passate di qua e vi do l’arrivederci al prossimo post tra realtà e fantasia!

Anna

Titolo opere (illustrazione e racconto): L’Omino che volò.
Illustrazione: tecnica mista, 18×30 cm circa.

9 risposte a "L’Omino che volò (e tornò con occhi nuovi)"

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  1. meraviglioso sia il racconto che il tuo disegno cara Anna. Piacerebbe anche a me che soffro di vertigini avere voglia di staccarmi dal suolo terrestre e arrivare in un altro pianeta , anche la luna perchè no, poterla ammirare , calpestare e poi tornare a casa . Sicuramente dopo queste esperienze le cose che ci circondano e noi vediamo così lontano ci sembreranno molto vicine e quasi familiari, gustandone maggiormente la loro bellezza
    Abbraccio forte mia cara

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    1. Ciao Anonimo (Anonima?)… forse ci conosciamo e arrivi dal mio link su blogger? 😉 Comunque, sono lietissima che il racconto ti sia piaciuto.
      Anche a me è capitato di sognare di volare ma non ho mai volato così lontano, al massimo poco sopra gli alberi… mi avrà ispirata la voglia di far finire i sogni diversamente dal solito? Un racconto che è più sogno dei sogni!
      Abbraccio a te!

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  2. “Ora il suo modo di guardare l’Universo era per sempre cambiato”. 😍
    Leggerti, cara Anna, è stato piacevolissimo. Adoro parole e arte! 💛 un abbraccio, a presto!

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